Tavola dei contenuti
- 1. Introduzione
- 2. Alcuni concetti spirituali
- 3. Eutanasia – una prospettiva spirituale
- 3.1 Capacità di condurre la pratica spirituale
- 3.2 Livello spirituale
- 3.3 Stato vegetativo permanente
- 3.4 Una prospettiva sulle risorse utilizzate per mantenere viva una persona quando non ha possibilità di recupero
- 3.5 Ostacolo nella pratica spirituale
- 3.6 Una prospettiva sulla sofferenza e sulla perdita di dignità
- 3.7 Una prospettiva sul diritto alla morte
- 4. Eutanasia e peccato spirituale
- 5. Eutanasia e tempo predestinato della morte
- 6. Cosa può essere fatto per un malato terminale in cura palliativa?
- 7. In sintesi
1. Introduzione
Ogni giorno, famiglie e medici in tutto il mondo sono chiamati a prendere la difficile decisione di scegliere se far morire una persona cara per alleviare la sua sofferenza. Questo atto è comunemente chiamato eutanasia. Le leggi in materia variano da paese a paese.
Derivata da una parola greca che letteralmente significa “buona morte”, l’eutanasia ha varie sfaccettature e qui di seguito ne indichiamo alcune:
- Eutanasia volontaria: si riferisce alla decisione presa di comune accordo tra medico e paziente (mediante consenso informato) per porre fine alla vita del paziente. Questo si applica al caso di un paziente in stato di sofferenza cronica e non risolvibile, che ha insistentemente richiesto al medico di procedere con l’eutanasia. (Rif: Medterms.com)
- Eutanasia non volontaria: in questa situazione la persona non è in grado di chiedere l’eutanasia (potrebbe essere in uno stato d’incoscienza o di impossibilitata a comunicare) o al fare una scelta responsabile tra la vita e la morte. In questo caso, una persona ritenuta adeguata prende la decisione per conto del morente, magari in linea con il suo testamento biologico o con i desideri espressi in precedenza. Le situazioni in cui una persona non è in grado di prendere decisioni o di esprimere i propri desideri possono essere i seguenti:
-
- La persona è in coma.
- La persona è troppo giovane (ad esempio, un bambino molto piccolo).
- La persona è in una condizione di senescenza avanzata
- La persona non è mentalmente in grado di intendere e di volere.
- La persona ha danni cerebrali gravi.
- La persona è mentalmente disturbata e va contenuta per evitare l’autolesionismo (Rif: About.com).
- Eutanasia attiva: riferita all’indurre la morte di una persona eseguendo un’azione intenzionale come ad esempio un’iniezione letale.
- Eutanasia passiva: riferita all’indurre intenzionalmente la morte di una persona non fornendo assistenza / cibo / acqua necessari alla sua sopravvivenza.
L’eutanasia continua ad essere un argomento controverso, oggetto di dibattiti. Medterms.com riassume il concetto: “[È] un problema sul quale le posizioni del pubblico sono ampiamente varie, con il suo sostegno, con l’accettazione controllata, oppure con il rifiuto totale e la condanna veemente, equiparando l’eutanasia all’omicidio.”
2. Alcuni concetti spirituali
In questo articolo guardiamo all’eutanasia da una prospettiva puramente spirituale. Tuttavia, prima di cercare di comprendere l’atto eutanasia da questa prospettiva, familiarizziamo con alcuni concetti spirituali.
2.1 Destino (karmico)
Il destino è quella parte della nostra vita su cui non abbiamo alcun controllo. Tutti gli eventi principali della nostra vita (matrimonio, incidenti, malattie) sono di solito eventi predestinati. Per maggiori informazioni a riguardo, fare riferimento alla nostra sezione sul destino.
2.2 Scopo della vita da una prospettiva spirituale
Da una prospettiva spirituale, sono due le ragioni principali per cui siamo nati. Esse definiscono lo scopo fondamentale della nostra vita, e sono:
- Completare il nostro destino (karmico) e bilanciare il conto dare e ricevere che abbiamo accumulato nei confronti di altre persone.
- Progredire spiritualmente allo scopo di fonderci con Dio (ritornare a Dio) e quindi di uscire dal ciclo di nascita / morte / rinascita.
La nascita di una vita umana è preziosa. Questo perché sul piano della dimensione terrena (Bhūlok), abbiamo maggiore opportunità di ottenere il progresso spirituale. Fare riferimento all’articolo sullo scopo spirituale della vita.
2.3 Concetto del momento della morte
Tutti noi dobbiamo morire ad un certo punto della nostra vita e questo è deciso in base al nostro destino karmico. Nelle nostre vite, come per il nostro destino, ci sono alcuni periodi temporali predestinati nei quali potremmo morire. Il modo in cui una persona muore è variegato e non necessariamente un fattore predestinato. Ad esempio, in un certo arco di tempo predestinato, se una persona è destinata a morire, morirà. Tuttavia, il modo attraverso cui la persona muore può essere vario, ad esempio con l’eutanasia, con il suicidio assistito o normali motivi medici. Nei casi di Mahamrutyuyoga (morte definita) è raro che l’eutanasia, il suicidio assistito o il suicidio siano la causa della morte stessa. Dio ha programmato la morte affinché avvenga in modo naturale. Le persone muoiono di morte violenta generalmente per causa di un destino karmico.
Fare riferimento all’articolo su “Momento della morte“.
3. Eutanasia – una prospettiva spirituale
In questa sezione esaminiamo alcuni punti per darci un’ulteriore prospettiva nel caso in cui dovessimo essere confrontati con l´eutanasia per noi stessi o per i nostri cari.
Durante la ricerca fatta attraverso la stesura di questo articolo, ci siamo imbattuti nel sito web della BBC che affermava questi aspetti etici:
L’eutanasia è contraria alla parola e alla volontà di Dio “Le persone religiose non polemizzano sul fatto che possiamo uccidere noi stessi o far sì che gli altri lo facciano. Sanno che possiamo farlo perché Dio ci ha dato il libero arbitrio. Ma il punto è che questo è un atto sbagliato.
“Credono che ogni essere umano sia creato da Dio e che questo ci imponga dei limiti. Le nostre vite non sono solo nostre per voler fare ciò che riteniamo opportuno.
“Uccidere se stessi o chiedere a qualcun altro di farlo per noi è negare Dio e negare i diritti di Dio sulle nostre vite e il suo diritto di scegliere la durata della nostra vita e il modo in cui le nostre vite finiscono”.
Rif: BBC sull’eutanasia
Commento dell’editore:
- Questo è un modo superficiale e semplicistico di guardare all’eutanasia. Se osserviamo le nostre vite seguendo il Sentiero della Devozione (Bhaktiyoga), non c’è nulla che possa accaderci senza che sia secondo la volontà di Dio. Dio ha completo diritto sulle nostre vite e non c’è nulla che possiamo fare per trascendere questo diritto.
- Secondo il Sentiero dell’Azione (Karmayoga), il 65% delle nostre vite è predestinato a livello karmico e il 35% è soggetto al libero arbitrio. La decisione di compiere l’eutanasia potrebbe non essere sempre basata sul libero arbitrio e molti fattori spirituali potrebbero influenzare la nostra decisione.
3.1 Capacità di condurre la pratica spirituale
In linea con lo scopo spirituale della vita, se il paziente è in grado di condurre la pratica spirituale, si raccomanda che egli non prenda in considerazione l’eutanasia. Questo perché è più facile condurre la pratica spirituale quando si è nel corpo fisico piuttosto che quando si è solo corpo sottile. Nelle regioni sottili del Nether (Bhuvaloka) e dell’Inferno (Pātāl), il grado di sofferenza è molto più acuto rispetto a quanto avvenga sul piano terrestre dell’esistenza. In queste regioni sottili, i corpi sottili provano poca o nessun tipo di felicità. Questa intensità della sofferenza aumenta scendendo nelle regioni inferiori dell’inferno e diminuisce la capacità di condurre la pratica spirituale.
Notare:
- Per semplicità, abbiamo mostrato i piani dell’esistenza uno sopra l’altro in questo diagramma, in realtà sono tutti intorno a noi in tutte le direzioni. Solo la terra è il piano fisicamente tangibile ed è pertanto visibile all’occhio fisico, mentre gli altri piani sono progressivamente sempre più sottili e quindi invisibili all’occhio materiale. Infatti, parecchie persone, pur vivendo sul piano fisico terrestre, provano pensieri ed emozioni corrispondenti ad altri livelli dell’esistenza, a seconda del loro livello spirituale e dei pensieri. Per esempio i Santi, cioè persone spiritualmente evolute oltre il 70% di livello spirituale, conducono un’esistenza terrena corrispondente ai livelli positivi dell’esistenza del Paradiso ed oltre. Al contrario, una persona che per esempio sta programmando di commettere un furto ottiene pensieri corrispondenti al 1 ° livello dell’Inferno, uno che pianifica un atto volto a danneggiare gli altri al 2 ° livello dell’inferno e così via, una persona che pianifica un omicidio ottiene pensieri corrispondenti al 7 ° livello dell’inferno. Ad ogni modo non si possono sperimentare simultaneamente 2 piani di esistenza, cioè una persona non può avere pensieri corrispondenti a 2 piani diversi per es. Paradiso e Maharlok
- Ad essere precisi la regione del Nether (Bhuvarlok) è una regione distante da Dio. L’abbiamo comunque indicata come un piano leggermente positivo, poiché i corpi sottili di questa regione hanno la possibilità di nascere nuovamente sulla Terra per progredire spiritualmente. Una volta che i corpi sottili regrediscono in una qualsiasi delle regioni dell’Inferno, allora la possibilità di rinascere sulla Terra e di progredire verso Dio è remota.
Contrariamente alla credenza popolare basata su alcune grandi religioni, in quest’era di Kaliyug, meno dell’uno per cento della popolazione finisce nella regione spirituale del Paradiso (Swarga). In questa regione i corpi sottili sono così coinvolti nel godere del frutto dei loro meriti che dimenticano la pratica spirituale. È solo nelle regioni sottili di Maharlok e in quelle superiori, dove meno dello 0,1% delle persone vanno dopo la morte, che avviene la pratica spirituale. Invece, un corpo sottile che si trova nella regione del Nether (Bhuvarlok) e in quelle inferiori, subisce maggiori attacchi da parte di fantasmi di livello superiore rispetto a quanto avvenga sul piano fisico terrestre. Fare riferimento alla sezione “In quali regioni sottili potrebbero finire i corpi spirituali dopo la morte“.
Il punto di base è che non esiste alcun beneficio spirituale per un paziente nel voler morire con l’eutanasia. La morte anticipata non genera nessuna possibilità di condurre la pratica spirituale nelle regioni sottili dell’Universo o di sopportare meno dolore. Tuttavia, una persona può ottenere dei meriti a seconda del motivo per cui sta chiedendo l’eutanasia.
3.2 Livello spirituale
Per una persona in stato di coma o in stato vegetativo permanente, la mente subconscia è ancora attiva così come il centro del conto karmico di dare / ricevere. Nel caso la persona avesse condotto la pratica spirituale secondo i sei principi base della pratica spirituale e raggiunto il livello spirituale del 50-60%, allora la pratica spirituale continuerebbe nella mente subconscia. Tuttavia, per chi non fosse già saldamente ancorato alla pratica spirituale prima di entrare in coma, sarebbe impossibile iniziarla in stato di coma. Per una persona comune con una malattia terminale ma con intatte le proprie facoltà cognitive, sarebbe auspicabile concentrarsi sulla pratica spirituale per poi trarne beneficio nell’aldilà e ridurre inoltre la sofferenza della morte. Pur essendo questo teoricamente possibile, è difficile iniziare la pratica spirituale secondo i 6 principi di base quando si è malati terminali e sofferenti. Le cure palliative possono aiutare in questo ambito – Fare riferimento alla sezione sulle cure palliative.
Fare riferimento alla conferenza SSRF sulla Natura Funzionale della Mente e su come funziona il cantilenare
3.3 Stato vegetativo permanente
Cosa fare nel caso di una persona cara in stato vegetativo permanente senza possibilità di recupero?
Una persona (il paziente) giunge a questa situazione a causa del proprio destino karmico. L’impatto riguarda sia il paziente che i familiari. Questo dipende dal conto karmico di dare-prendere tra il paziente e le persone che se ne prendono cura. Se la vita del paziente finisce prima che il conto karmico sia sistemato, o che il quantitativo di sofferenza karmica sia stato completato, questo dovrà essere scontato nella prossima vita. Pertanto, se da una parte possiamo porre fine alla sofferenza in questa vita, essa dovrà essere affrontata in un’altra. A seguito dell’eutanasia quello che potrebbe avvenire nella prossima vita riguarda la longevità o l’intensità del problema. Ad esempio, se nella vita corrente, a causa dell’eutanasia, una persona e i suoi familiari hanno risparmiato 10 unità di sofferenza karmica distribuiti su cinque anni, in una vita successiva, questa potrebbe passare a 25 unità di dolore distribuite su due anni.
Inoltre, gli appartenenti alla famiglia dovrebbero riflettere su quale sia la vera ragione dell’eutanasia per il paziente. Ad esempio, è solo per il loro sollievo o semplicemente non hanno il tempo e vogliono andare avanti con le loro vite quotidiane, o magari vogliono dedicare maggior tempo alla diffusione della Spiritualità? A seconda del loro intento, gli appartenenti alla famiglia ottengono meriti o demeriti dalla loro azione o addirittura potrebbero trascendere la legge del Karma.
Fare riferimento all’articolo – Cause spirituali delle difficoltà nella vita
3.4 Una prospettiva sulle risorse utilizzate per mantenere viva una persona quando non ha possibilità di recupero
Il personale medico che deve prendere la decisione sull’eutanasia è costretto anche ad affrontare il dilemma morale della scelta tra il mantenere in vita il paziente e la ripercussione economica sulle risorse necessarie, tenendo conto che i fondi ospedalieri sono limitati. Qual è il punto di mantenere in vita una persona in stato vegetativo (senza aspettativa di recupero) quando quelle risorse possono essere utilizzate per altre persone bisognose?
I punti di seguito possono aiutare a fornire una prospettiva da un punto di vista spirituale
- Lo scopo principale della nostra vita è di fare pratica spirituale e di progredire spiritualmente. Se una persona è in grado di condurre la pratica spirituale o di accettare un trattamento di guarigione spirituale durante la cura palliativa, la sua vita dovrebbe essere mantenuta. Fare riferimento alla Sezione 6 – Cosa si può fare per un malato terminale in cura palliativa?
- Viceversa, se quanto sopra non avviene, allora sarà meglio preferire l’eutanasia in modo da liberare risorse per aiutare altri che possono ancora condurre qualche forma di pratica spirituale. Questo è in linea con il principio spirituale secondo cui occuparsi della società è più importante che prendersi cura delle esigenze di una singola persona.
3.5 Ostacolo nella pratica spirituale
A volte i familiari potrebbero dover prendere in considerazione l’eutanasia per una persona in stato vegetativo permanente, se il dover prendersi cura della stessa dovesse divenire un ostacolo alla propria pratica spirituale. Se l’intenzione è sincera, cioè quella di usare il tempo e le risorse a disposizione per migliorare la propria pratica spirituale, allora il valore di demerito accumulato è minimo.
3.6 Una prospettiva sulla sofferenza e sulla perdita di dignità
Alcuni pazienti preferiscono la morte piuttosto che dipendere totalmente da altri per tutte le proprie funzioni corporee, con la conseguente perdita di privacy e di dignità. Dalla prospettiva di un cercatore di Dio, questo periodo della vita potrebbe essere usato come mezzo per ridurre il proprio ego e la percezione / attaccamento al proprio corpo fisico, per compiere progressi spirituali. Sia l’ego che la coscienza del corpo sono ostacoli al progresso spirituale.
Nel 2008 Sua Santità Pethe Aji, una Santa che praticava la pratica spirituale sotto la guida dell´SSRF, ebbe un ictus che l’ha resa semi-paralizzata e dipendente da altri cercatori per le sue necessità fisiche quotidiane, fino alla sua morte avvenuta quattro mesi dopo. Tuttavia, in questi quattro mesi, grazie alla Sua focalizzazione sulla pratica spirituale, è stata in grado di aumentare il proprio livello spirituale del 4%, cioè dal 74% al 78% al momento del suo decesso. Inoltre, i cercatori che si sono occupati di lei hanno ottenuto una certa guarigione spirituale semplicemente per essere stati al Suo servizio. Abbiamo citato questo esempio a testimonianza di come le prove difficili della vita possano essere utilizzate per il nostro vantaggio spirituale. Lo stesso valore di crescita spirituale è avvenuto anche nel caso di altri cercatori durante la loro malattia allo stadio terminale.
3.7 Una prospettiva sul diritto alla morte
Molti pensano che ogni persona abbia il diritto di controllare il proprio corpo e la propria vita e quindi debba essere in grado di determinare a che ora, in che modo e attraverso chi morire.
Bisogna comprendere che, secondo il Sentiero spirituale della Devozione, non c’è nulla che possa accadere in questo Universo che non sia conforme al desiderio di Dio. Sarebbe meglio se queste persone esercitassero il loro diritto alla vita nel provare a progredire spiritualmente, il che è il motivo per cui ci è stata donata questa vita.
4. Eutanasia e peccato spirituale
In generale, tutte le nostre azioni comportano meriti o demeriti o una combinazione di essi. A seconda dei nostri meriti / demeriti accumulati e dello stato del nostro ego, finiamo in diverse regioni sottili dell’Universo dopo la nostra morte. Per esempio, una persona con molti meriti potrebbe finire nella regione sottile del Paradiso e una persona con molti demeriti potrebbe andare in una delle 7 regioni dell’Inferno. L’intenzione che sta dietro ad ogni azione è un aspetto importante nel determinare se una persona ottiene meriti o demeriti da essa.
La gravità di un peccato o di un demerito ed il relativo accumulo sul proprio conto karmico non è un semplice equazione matematica del tipo 1+1=2; essa comporta la considerazione complessa di molti fattori che includono quanto segue:
- Intenzione che sta dietro l’atto. (L’intenzione di ogni atto dovrebbe essere in linea con una prospettiva spirituale e non una visione ristretta o materialistica).
- La situazione in quel momento
- L’angoscia della persona e l’influenza sulle vite di altri
- Livello spirituale della persona che ha commesso l’atto
- Se l’atto genera un conto dare / ricevere
- Il tipo di persona / entità danneggiata (una persona comune o un cercatore di Dio o un Santo, un’organizzazione spirituale ecc.).
4.1 Peccato commesso dal personale che effettua l’eutanasia
Nel caso dell’eutanasia, anche per un medico che si adoperi in buona fede ad alleviare lo stato di sofferenza del paziente entrano in gioco meriti e demeriti. Secondo l’intenzione che muove l’eutanasia / suicidio assistito, la proporzione di meriti o dei demeriti per il medico varia. I seguenti esempi chiariscono il grado d’intensità dei meriti / demeriti riferiti a vari atti meritori o disonorevoli su una scala da 1 a 100.
- Il merito massimo che si può ottenere è quando si salva la vita di un Santo (100%)
- Il massimo demerito che si può ottenere è quando si toglie la vita di un Santo. Questo è particolarmente grave nel caso di un Santo attivamente coinvolto nella diffusione del Dharma (Rettitudine) (-100%)
- Nel caso in cui un medico compie l’eutanasia o il suicidio assistito con l’unico intento di alleviare il dolore di una persona, la proporzione di meriti/demeriti è bilanciata, 1% meriti e -1% demeriti
La ragione per cui s’incorre in demeriti è dovuta al fatto stesso di togliere la vita. Una nascita umana è preziosa poiché ci dà l’opportunità di intraprendere la pratica spirituale e di realizzare il nostro obiettivo spirituale nella vita. Fare riferimento alla sezione – Con quale frequenza rinasciamo?
Come discusso in precedenza, questo è l’unico livello di esistenza nell’Universo (il Paradiso ed i piani inferiori) dove gli individui possono eseguire la pratica spirituale. Quando una persona che non fa alcuna pratica spirituale viene uccisa, essa viene derubata dalla possibilità di condurre la pratica spirituale e quindi i demeriti sostenuti sono elevati.
Da una prospettiva di chi sta cercando Dio, è importante essere in grado di trascendere sia i meriti che i demeriti poiché entrambi ci tengono ancorati al ciclo di nascita e di morte. Questo può essere ottenuto solo attraverso la pratica spirituale. Fare riferimento al concetto di akarma-karma.
4.2 Il peccato commesso dalla persona che chiede di morire di eutanasia volontaria
Se una persona è cosciente e chiede di morire, anche qui viene commesso un peccato nell’eseguire l’atto di eutanasia. Da un punto di vista spirituale, anche quando una persona in dolorosa agonia (senza speranza di recupero) sceglie di togliersi la vita con l’aiuto di qualcun altro, viene considerato un gesto pari al suicidio. La gravità del peccato commesso, tuttavia, dipende dalla motivazione per cui l’eutanasia viene richiesta. In alcuni casi una persona può persino ottenere dei meriti in base all’intenzione della sua richiesta.
L’atteggiamento di una persona in stadio di malattia terminale varia a seconda del livello spirituale della stessa
- Se la persona possiede un livello spirituale superiore al 50%, il suo atteggiamento sarà “lascio che tutto accada secondo il desiderio di Dio.” Queste persone acquisiscono una posizione di osservatori del loro dolore e della situazione avversa.
- Ad un livello spirituale inferiore l’atteggiamento è per lo più secondo la propria volontà tangibile
Di seguito vengono riportati alcuni esempi della proporzione di meriti / demeriti sostenuti dalla persona che chiede l’eutanasia in funzione dell’intenzione della richiesta:
L’intenzione che motiva l’eutanasia e la proporzione fra meriti e demeriti
Intenzione | Meriti contro Demeriti |
---|---|
Non riesco più a sopportare il dolore | Maggiori demeriti |
Mentalmente depresso a causa della situazione e del dolore intenso | Minori demeriti |
Le risorse attualmente dedicate a me, che non ho nessuna speranza di recupero, possano essere impiegate per qualcun altro | Maggiori meriti |
Così dopo la morte posso rinascere velocemente e continuare la pratica spirituale | Maggiori meriti, demeriti minimi |
5. Eutanasia e tempo predestinato della morte
In una sezione precedente, abbiamo discusso il concetto di tempo predestinato della morte. Se il tempo di morire per una persona arriva secondo la “Morte Definita” (Mahamrutyuyoga), allora nessun ostacolo legale può eludere la morte. La modalità di morte può essere di qualsiasi tipo, come l’eutanasia o per una malattia.
Ciò può essere chiarito da un articolo del Febbraio 2009 sull’eutanasia:
In Italia, una donna al centro del dibattito sul diritto di morte assistita è stata trasferita in una clinica, dove le fu permesso di morire dopo 17 anni in stato vegetativo a seguito di un incidente automobilistico avvenuto nel 1992. Suo padre combatté fin dal 1999 nei tribunali in Italia per lasciarla morire, insistendo sul fatto che fosse il desiderio della figlia. Nel mese di Luglio, un tribunale di Milano stabilì lo stato di coma irreversibile attraverso i medici. E che, prima dell’incidente, la persona aveva espresso per altri motivi la scelta di poter morire piuttosto che di essere tenuta in vita artificialmente. I pubblici ministeri avevano presentato ricorso contro la sentenza, ma la Corte di Cassazione di Roma dichiarò la richiesta inaccettabile a Novembre. Successivamente, il Ministero della Sanità italiano emise un’ordinanza che impediva a tutti gli ospedali della regione di ritirare il proprio sostegno, ma questo venne annullato da un tribunale di Milano il 21 Gennaio. Una clinica geriatrica privata di Udine espresse poi la disponibilità al ricovero e al permesso di lasciarla morire.
Un’analisi della notizia precedente da un punto di vista della dimensione sottile:
- Tutti gli eventi principali della nostra vita sono predestinati. L’incidente automobilistico che ha condotto questa persona in uno stato vegetativo è avvenuto secondo il suo destino karmico.
- Quando avvenne l’incidente nel 1992, si è trattato del periodo della “morte possibile” (Apamrutyuyoga)
- Per molti anni suo padre si è battuto per lasciarla morire, inutilmente. La ragione è che, secondo il suo destino, non era il momento di morire.
- Ora, avvicinandosi il momento della “morte definita” (Mahamrutyuyoga), la decisione della corte si è tramutata favorevolmente verso l’eutanasia richiesta dal padre.
- Se le persone sono destinate a morire in un particolare momento della propria vita secondo il periodo di tempo della “morte definita”, esse moriranno in quel momento con o senza l´eutanasia. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, la causa di morte definita non è dovuta all’eutanasia, ma ad altre cause naturali.
6. Cosa può essere fatto per un malato terminale in cura palliativa?
Le cure palliative sono cure fisiche, emotive e spirituali quando una qualsiasi altra cura non sia possibile per la persona morente. Tali cure includono la compassione e il supporto per la famiglia ed amici. Tuttavia, non sempre sono disponibili cure palliative olistiche.
Un’indagine (USA 2001) ha dimostrato che la maggior parte dei malati terminali trascorrono la gran parte del loro tempo da soli, con poche visite da parte del personale medico o dei familiari. Rif. BBC sull’eutanasia
Un altro sondaggio ha mostrato che il 45% dei pazienti sottoposti a cure palliative ha cambiato idea sull’eutanasia. Rif. BBC sull’eutanasia
A seguire alcuni punti da tenere in considerazione quando si forniscono cure palliative per una persona malata terminale:
- Incapacità di eseguire la pratica spirituale: la maggior parte delle persone non esegue una pratica spirituale in accordo ai 6 principi di base della pratica spirituale. Se una persona non ha mai eseguito la pratica spirituale secondo i 6 principi prima di arrivare a questo stadio terminale, è molto difficile che inizi la pratica spirituale in questa fase avanzata di malattia ed in condizioni avverse.
- Aumento di Raja-Tama: a causa dell’aumento della componente Raja-Tama con l’insorgere della malattia e della prospettiva di morire a breve, una grande percentuale di malati terminali è affetta da fantasmi (demoni, diavoli, energie negative, ecc. ). Queste energie negative cercano quindi di prendere il controllo del corpo sottile della persona dopo la morte.
- Importanza della protezione spirituale: la parte più importante delle cure palliative è l’aspetto spirituale. Per il paziente, la protezione spirituale dai fantasmi (demoni, diavoli, energie negative, ecc.) è un fattore molto importante pur essendo improbabile che avvenga la crescita spirituale.
- Quale rimedio spirituale: l’utilizzo di rimedi di guarigione spirituale è rilevante per assicurare al paziente una guaina protettiva sottile attorno a sé. È altrettanto importante che venga fornito il giusto rimedio di guarigione spirituale perché sia di utilità al paziente. In quasi tutti i casi, poiché le persone non hanno accesso alla conoscenza sottile, non possono determinare quale rimedio di guarigione spirituale impiegare. Mettere in sottofondo un canto nella stanza di un malato terminale o di un paziente in stato vegetativo contribuirà a fornire una copertura protettiva su di essi. I seguenti canti sono raccomandati per i pazienti terminali e per quelli in stato vegetativo:
- Fino all’anno 2018: si raccomanda di cantilenare i canti di Shrī Gurudev Datta per i problemi ancestrali e il canto Om Namo Bhagavate Vāsudevāya durante il giorno rispettivamente per 6 ore e 18 ore.
- La persona che si sta occupando del paziente con le cure palliative dovrebbe considerare il proprio servizio come un Satseva, cioè un servizio a Dio (l’Anima) all’interno di quella persona.
7. In sintesi
Sebbene l’eutanasia sia un argomento molto dibattuto, è difficile decidere da che parte stare se non si ha una comprensione della dimensione spirituale e delle leggi che governano la nostra vita e la morte. Come regola generale, nel caso in cui le decisioni vegano allineate con lo scopo spirituale della vita, allora è più che probabile che siano spiritualmente corrette. I legislatori e le persone di potere purtroppo non comprendono la dimensione spirituale e quindi ci sono punti di vista contrastanti.
Inoltre, dobbiamo prendere atto che nulla nell’Universo può accadere senza che Dio lo voglia. Sarebbe miope e restrittivo da parte nostra pensare che abbreviare le nostre vite attraverso l’eutanasia sarebbe un atto contrario alla Sua volontà. Cercare di capire e di discutere le vie di Dio con la nostra mente ed intelletto limitati è come cercare di studiare l’oceano attraverso una goccia d’acqua di mare. Il destino karmico e il conto dare / ricevere influenzano tutte le nostre decisioni fondamentali della vita. Fare riferimento alla lezione illustrativa di SSRF – Perché facciamo le cose che ci riguardano
Infine, pur compiendo ricerche spirituali e cercando di comprendere questo universo, ciò è solo un grattare alla superficie della comprensione dell’infinito Principio di Dio. Sebbene la ricerca spirituale sia ben al di là della scienza moderna, la ricerca, nel suo ambito, soddisfa solo la fase iniziale del viaggio spirituale di un cercatore. È questa la ragione per cui i Santi sulla Terra ci spingono a condurre la pratica spirituale al fine di poter compiere i progressi spirituali per trascendere le nostre piccole menti e di fonderci con Dio. Quando conduciamo la pratica spirituale e raggiungiamo il livello di Santità, l’intera questione riguardo l’eutanasia diventa un non-problema in quanto si comprende e si sperimenta che tutto accade secondo la volontà di Dio e che la pratica spirituale è l’unico aspetto su cui si dovrebbe porre l’attenzione.